The RQS Blog

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By Adam Parsons


Anche quando sappiamo che si tratta principalmente di una manovra pubblicitaria, è difficile resistere a nomi come Alaskan Thunderfuck, Zombie Killer e Face Melt. Aggiungeteci una scintillante coppa o lasciate che uno dei forum più popolari sulla coltivazione della cannabis la descriva come un'eccellente varietà, e avrete la garanzia quasi assoluta che verrà venduta nel minor tempo possibile.

Non c'è niente di nuovo in tutto ciò. Questa situazione si ripete dagli anni '70, con nomi come la Road Kill Skunk e la Acapulco Gold.

Ma qual è la fonte d'ispirazione per inventare questi nomi? Hanno qualche significato? O stiamo sostanzialmente pagando di più per una classica e vecchia varietà di cannabis solo perché viene venduta con un nome da serial killer?

Diamo un'occhiata alla storia dietro ai nomi delle varietà.

INIZIALMENTE, LE VARIETÀ VENIVANO CHIAMATE CON IL NOME DEL LORO PAESE D'ORIGINE

In principio, la cannabis era solo cannabis. Poi, alcuni viaggiatori iniziarono a raccogliere varietà di cannabis autoctone provenienti da diverse parti del mondo per diffonderle nelle principali mecche dell'ibridazione, come Amsterdam e la costa occidentale degli Stati Uniti. Fu così che queste nuove genetiche presero il nome del loro Paese di origine.

L'Afghan proveniva dall'Afghanistan, la Thai dalla Thailandia, la Hindu Kush dalla regione montuosa di Afghanistan e Pakistan, la Oaxacan dal Messico e la Lamb's Bread dalla Giamaica. A quanto pare, i primi a dare i nomi più insoliti alla cannabis furono i rastafariani.

Successivamente, i rivenditori appresero che l'erba poteva essere venduta più velocemente e a prezzi maggiori se le veniva dato un nome più esotico, rivendicando un'ipotetica provenienza da zone tropicali. Ecco spiegate le origini del nome di alcune varietà come la Acapulco Gold (il nome con cui fu ribattezzata una sativa messicana) e la Panama Red.

Hindu Kush

Hiundu Kush, Afghanistan and Pakistan.

VARIETÀ BATTEZZATE IN BASE ALLE LORO SPECIALI CARATTERISTICHE

Alcune delle prime varietà furono battezzate in base alle loro caratteristiche più evidenti. La Skunk fu la prima. Un incrocio di Afghan, Acapulco Gold e Colombian Gold dagli aromi così dolci e pungenti che puzzava come se qualcuno avesse appena investito una puzzola ("skunk" in inglese). Fu il primo ibrido stabilizzato, successivamente usato per crearne molti altri. Alcuni mantennero la parola Skunk nel loro nome, mentre molti altri no.

Altre varietà furono battezzate per le loro caratteristiche più popolari, come la Cheese (un particolare fenotipo di Skunk dagli aromi particolarmente saporiti), la White Widow (chiamata così per il suo spesso rivestimento di resina bianca simile alla neve) e la Blueberry (un incrocio Afghan x Thai con profumi di mirtilli maturi).

INCROCI DI NOMI (POCO ORIGINALI MA PRECISI)

Man mano che venivano creati sempre più ibridi, le varietà iniziarono a prendere il nome della formula composta dai nomi dei loro genitori. Alcuni breeder preferirono non sforzarsi a cercare nomi troppo originali, adottando una terminologia più semplice come Northern Lights x Skunk o Afghan Kush x White Widow.

Altri mostrarono un po' più di creatività, fondendo Blueberry x Cheese in Blue Cheese, Critical x Northern Lights in Critical Lights e Hawaiian Sativa x White Widow in Hawaiian Snow.

Oggi, è tutto lecito pur di dare un nome originale ad una varietà. I breeder non vogliono più svelare le genetiche usate per i loro nuovi incroci, perché in caso di successo tutti cercheranno di imitarli. Inoltre, vi è anche l'interesse di distinguersi dalla massa, perché la concorrenza è molto agguerrita ai giorni nostri.

Ecco così che nascono nomi del tutto casuali, o quasi. Alcuni, come Puff Puff Pass Out, sono stati completamente inventati, altri prendono invece spunto da grandi celebrità, come la Obama Kush, o da famosi marchi che non hanno nessun tipo di legame con la cannabis, come la Girl Scout Cookies, la Gorilla Glue o la Zkittlez.

COPIE, CONCORRENZA E COPYRIGHT

Dopo l'incredibile successo ottenuto dalla vendita di semi di cannabis, la pirateria sta dilagando un po' ovunque. Non appena un breeder crea una varietà di successo, la concorrenza si precipita a copiarla (o almeno a rivendere semi con lo stesso nome). A volte l'uso del medesimo nome è legittimo, ma in altri casi le seedbank lo sfruttano per vendere genetiche di qualità inferiore per un rapido profitto. Tuttavia, tutti quanti sono soliti rilanciare il nuovo ibrido garantendo la sua diretta provenienza dalla stessa madre dell'originale, o su gentile concessione di un suo clone.

DJ Short, il creatore dell'originale Blueberry, ha effettivamente lavorato in diverse seedbank, portando con sé questa sua genetica. Tuttavia, ci sono ben tre diversi breeder che affermano di aver creato la White Widow, tutti all'incirca nello stesso periodo, ma nessuno può dire quale sia la verità.

White Widow

QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO?

I nomi accattivanti sono sempre divertenti. Non c'è niente di male nel vantarsi di coltivare una Purple Panty Dropper o una Budzilla, ma la maggior parte di questi nomi hanno solo un valore di intrattenimento. In realtà non dicono nulla. Se da una parte la cannabis continua a diffondersi a livello globale, dall'altra abbiamo sempre più bisogno di un approccio più uniforme affinché i consumatori sappiano cosa stanno realmente consumando.

Ecco perché molti spingono per creare una mappatura genetica, definendo una maggiore trasparenza al momento di etichettare i semi di cannabis. Se ciò dovesse accadere, i clienti potranno confrontare facilmente la composizione genetica di ogni seme prima di acquistarlo. Gli esperti prevedono che questo sistema rivelerà che molte delle varietà oggi in commercio non sono altro che semplici copie l'una dell'altra, solo con nomi diversi per renderle più interessanti o per aggirare le violazioni del copyright. Potremmo addirittura scoprire di aver coltivato la stessa varietà per decenni, solo con nomi più attraenti e a prezzi più alti.

Tuttavia, ci teniamo a ribadire che le condizioni di crescita hanno un impatto diretto sulla qualità delle cime finali tanto quanto la genetica. Dall'esperienza ai fertilizzanti, dall'illuminazione al substrato colturale, tutto può fare la differenza in termini di rese, potenza, sapori e profilo di cannabinoidi. Se volete comprovare quanto detto finora, dividete una confezione di semi con un amico e confrontate i risultati dopo il raccolto. In teoria, dovreste ottenere ogni volta più di una differenza significativa.

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