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By Adam Parsons


CHE COS'È LA FOTOSINTESI?

La fotosintesi è il processo attraverso cui le alghe, i cianobatteri e le piante convertono la luce in energia chimica. Esistono due tipi di fotosintesi: ossigenica ed anossigenica. Quest'ultima non produce ossigeno ed è impiegata perlopiù dai batteri, motivo per cui in quest'articolo ci dedicheremo solo alla fotosintesi ossigenica.

Durante la fotosintesi (ossigenica), le piante assorbono anidride carbonica e luce e le trasformano in energia o carboidrati necessari per la crescita, rilasciando ossigeno come sottoprodotto: delle vere e proprie industrie chimico-biologiche!

La maggior parte delle piante, tra cui anche la cannabis, contiene la clorofilla, nota ai più per essere la responsabile della tipica colorazione verde delle piante. Non solo: questa pigmentazione permette alle piante di utilizzare le proprie foglie come veri e propri pannelli solari. La clorofilla assorbe le radiazioni blu e rosse della luce.

Processo di fotosintesi

CHE COSA SIGNIFICANO PAR E PPFD?

La radiazione fotosinteticamente attiva, o PAR (dall'inglese Photosynthetically Active Radiation), è una misura della luce che una pianta può effettivamente convertire. La luce visibile rientra nella porzione di spettro con lunghezze d'onda tra i 400 e i 700nm. La Photosynthetic Photon Flux Density (letteralmente, "densità di flusso di fotoni fotosintetici"), o PPFD, misurata in micromoli per secondo (μmol/s), quantifica il numero di fotoni che raggiungono la pianta. OK, ora basta con la scienza: il punto fondamentale è che PAR e PPFD sono le misure più accurate della luce "fotosinteticamente" utilizzabile. La maggior parte dei sistemi di illuminazione a LED sono commercializzati in base ai rispettivi PAR e PPFD.

CHE COS'È UN LUMEN?

Al contrario dei sistemi LED, la maggior parte delle lampade da coltivazione, siano esse MH o HPS, sono commercialmente caratterizzate dalla loro luminosità, e i lumen sono una misura di questa quantità. In realtà, non si tratta di una caratteristica in grado di fornire tutte le informazioni necessarie, ma torna piuttosto utile quando si deve scegliere tra le numerose lampade professionali disponibili oggi sul mercato dell'orticultura. Purtoppo, le piante di cannabis non riescono a fotosintetizzare con le vecchie lampade ad incandescenza così efficacemente come fanno con i LED. Questo è il motivo per cui un LED da 300-400W viene comparato ad una HPS da 600W.

Visible Spectrum

QUANTE ORE DI LUCE AL GIORNO?

La durata del ciclo di luce è un altro fattore determinante da considerare. La durata del giorno governa lo sviluppo della pianta e determina quando e quanta marijuana darà il raccolto. Non è solo la qualità della luce ad essere importante; Mary Jane ha bisogno di abbronzarsi per un tot di ore al giorno per poter sprigionare tutto il suo potenziale. Le interruzioni nel ciclo di luce stressano particolarmente le piante di cannabis fotoperiodiche.

CRESCITA VEGETATIVA

Le varietà di cannabis fotoperiodiche possono rimanere in stato di crescita vegetativa senza limiti, purché ricevano 15+ ore di luce al giorno. I coltivatori indoor preferiscono un ciclo 18-6 oppure un ciclo continuo di 24 ore. Sono da preferire luci più bianche così da imitare la luce solare primaverile, che è sbilanciata più nello spettro blu. La maggior parte dei coltivatori usa lampade MH, lampade CFL bianco freddo o LED a spettro completo.

Ciclo Leggero Cannabis

FIORITURA

Lo schema di illuminazione 12-12 è diventato lo standard per la fioritura della cannabis indoor. La diminuzione delle ore di luce segna il passaggio alla fase di fioritura. Nel caso outdoor, invece, il processo è più lento e graduale poiché i giorni si accorciano in maniera naturalmente dopo il solstizio d'estate. In questa fase la cannabis ha bisogno principalmente di luce nello spettro rosso per far crescere le cime. Lampade HPS giallo/arancioni sono l'imitazione old-school della luce autunnale. Invece, i coltivatori che usano LED a spettro completo devono solo limitarsi a settare nuovamente il timer delle lampade.

QUALI SONO LE CONDIZIONI OTTIMALI PER LA FOTOSINTESI?

Forse la risorsa più completa sulla fotosintesi nella cannabis è lo studio[1] del 2008 dell'University of Mississippi intitolato "Risposta fotosintetica di Cannabis sativa L. alle variazioni di densità di flusso di fotoni fotosintetici, di temperatura e dei livelli di CO₂", Il titolo è quasi impronunciabile, ma si tratta di una lettura preziosa per il coltivatore casalingo serio.

In questo studio, i ricercatori hanno monitorato la performance indoor di 20 cloni di una singola pianta madre messicana, tutti di quattro mesi. Esponendo le piante ad un range di temperature, PPFD e concentrazioni di CO₂ diverse, in ambiente ad umidità strettamente controllata, hanno individuato le condizioni ottimali in cui le piante di cannabis fotosintetizzano al meglio. Hanno anche dimostrato che la cannabis prospera in ambienti ricchi di anidride carbonica.

In conclusione, i ricercatori hanno messo a punto la formula precisa per le condizioni di coltivazione ottimali. I coltivatori casalinghi prendessero nota del seguente stralcio del report: "C. sativa è in grado di utilizzare livelli piuttosto alti di PPFD e calore (alte temperature, t/n) per i suoi scambi di gas ed acqua, e performa ancora meglio se coltivata a ~ 1500μmol m-2 s-1 di PPFD e con temperature dai 25 ai 30°C"

CANNABIS FOTOPERIODICA VS AUTOFIORENTE

La Ruderalis è la specie di cannabis ribelle che ha sviluppato il tratto autofiorente. Nel suo caso, non c'è bisogno di una riduzione delle ore di luce per innescare la fioritura. Infatti queste varietà hanno un ciclo di vita più corto di circa 100 giorni dopo la germinazione. Purtroppo, ad ora, non vi sono studi tanto affidabili e seri come quello citato precedentemente in grado di arrivare a conclusioni esaustive sugl'ibridi ruderalis.

Tuttavia, nella comunità dei micro-coltivatori gira la voce che un'esposizione prolungata alla luce faccia bene alle autofiorenti. Nonostante queste riescano a sopravvivere anche con sole 8 ore di luce al giorno, le autofiorenti indoor più potenti danno il meglio di sé con un ciclo di luce 20-4 dalla semina fino al raccolto. Allo stesso modo, le coltivazioni outdoor estive raccolte in luglio/agosto regalano di solito le cime migliori, sia in termini di qualità che di quantità.

Non si sa bene ancora di quanta luce blu un'autofiorente abbia realmente bisogno. La fioritura inizia così presto che molti coltivatori usano una lampada HPS per l'intero ciclo di vita. La notizia buona è che è solo questione di tempo prima che la comunità scientifica inizi a studiare seriamente la fotosintesi delle cannabis autofiorenti.

External Resources:
  1. Photosynthetic response of Cannabis sativa L. to variations in photosynthetic photon flux densities, temperature and CO2 conditions https://www.ncbi.nlm.nih.gov
Liberatoria:
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