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Gli Estratti “Da Pianta Intera” Sono Più Efficaci dei Singoli Cannabinoidi?
I prodotti a “pianta intera”, detti anche a “spettro completo”, contengono tutti i componenti benefici della pianta di cannabis. La ricerca mostra che gli estratti naturali complessi dalla pianta intera sono più efficaci dei singoli cannabinoidi isolati perché sfruttano l'effetto entourage e minimizzano la risposta “curva a campana”.
Indice:
L'universo dei derivati e dei concentrati di cannabis continua a espandersi, e anche la scienza della cannabis sta espandendo le sue conoscenze. Negli ultimi decenni, la ricerca ha costantemente mostrato il potenziale terapeutico dei cannabinoidi. Lungo la strada, i ricercatori si sono imbattuti nell’intrigante scenario dove un estratto complesso di componenti della cannabis sembrava essere più efficace dal punto di vista medico rispetto ad un singolo cannabinoide isolato. Qui inizia il concetto "pianta intera".
Frutta e verdura contengono una gran quantità di composti biochimici oltre alle vitamine e ai minerali di cui abbiamo bisogno per rimanere in salute. In breve, il motivo per cui è molto meglio consumare queste vitamine attraverso la frutta e non in una pastiglia sta nel fatto che tutti questi elementi naturali lavorano insieme per migliorare i loro singoli effetti: dopo tutto Madre Natura ha preparato questi pacchetti ricchi di sostanze nutritive per una ragione! Quando abbiamo bisogno di alcune vitamine extra, non c'è niente di sbagliato nell'assumere integratori, proprio come non c'è niente di sbagliato nell’usare puro THC o CBD. Sembra però che gli estratti di piante intere, siano essi succhi di frutta o olio di CBD, siano generalmente più efficaci.
LA COMPLESSITÀ DEI COMPOSTI DELLA CANNABIS
La pianta di cannabis contiene oltre 400 composti chimici, tra i quali THC, CBD, CBN e altri cannabinoidi. Inoltre sono i terpeni, non i cannabinoidi, le sostanze volatili che danno sapore al fiore e ci forniscono alcune proprietà benefiche che migliorano l'effetto medicinale dei cannabinoidi. Infine, i flavonoidi, gli acidi grassi, le proteine, gli enzimi e gli zuccheri che sono presenti in tutta la materia vegetale della cannabis contribuiscono a migliorare ulteriormente l'efficacia medica della pianta.
Le ricerche menzionate di seguito, insieme ad altri studi e resoconti aneddotici, stanno oggi sfidando l'idea sbagliata che gli estratti botanici siano meno efficaci e più difficili da dosare rispetto ai cannabinoidi a singola molecola, solitamente prodotti dalle case farmaceutiche. Tutto dipende dall'effetto entourage e dall'effetto a campana.
L'EFFETTO ENTOURAGE
“Effetto entourage” è un termine spesso usato per descrivere il risultato medicinale di una combinazione di cannabinoidi, terpeni e altri composti minori della cannabis. Un famoso studio[1] di Ethan Russo sulle sinergie mediche tra i vari componenti della cannabis ha inaugurato una nuova era della ricerca su questa pianta come fitocomplesso benefico ma articolato. Questo e altri studi hanno anche scoperto che il CBD contenuto in un estratto a spettro completo è in grado di antagonizzare il THC, limitando la sua affinità di legame con i recettori CB1 nel cervello e riducendo così i suoi effetti inebrianti pur fornendo sollievo dal dolore e dall'infiammazione.
Come conseguenza di questi risultati, i ricercatori hanno cominciato a sperimentare diversi rapporti THC: CBD e combinazioni di altri cannabinoidi. Inoltre, gli scienziati hanno iniziato a comprendere le proprietà farmacologiche dei terpeni e il ruolo[2] significativo che svolgono nel determinare l'effetto entourage. I ricercatori stanno ora cercando di capire meglio il ruolo specifico dei terpeni nei derivati della cannabis. Diversi chemiotipi di cannabis possiedono distinti profili terpenici che generano una vasta gamma di estratti vegetali grezzi, con effetti leggermente diversi sul corpo e sulla mente.
Un esempio significativo della potenziale superiorità degli estratti di piante intere deriva da una meta-analisi degli studi dal 2013 al 2017. L'analisi ha cercato di esplorare i benefici terapeutici del CBD per i pazienti con epilessia[3]. Più del 70% dei pazienti trattati con estratti di CBD a spettro completo ha riportato miglioramenti, rispetto a solo il 36% dei pazienti che hanno ricevuto CBD a molecola singola.
La comunità della cannabis è stata subito entusiasta di questi risultati e i breeder sono stati tra i più ricettivi a sviluppare varietà con esclusivi profili di cannabinoidi e terpeni. Per questo motivo le nuove generazioni genetiche della cannabis hanno spesso un fitocomplesso più ricco rispetto ai loro antenati "old school". E con le forme e i metodi di consumo di oggi possono soddisfare facilmente le esigenze sia degli utenti ricreativi, sia di quelli medici.
L'EFFETTO CURVA A CAMPANA
Come molte altre sostanze, il CBD riduce la sua efficacia correlata al dosaggio quando viene assunto in dosi crescenti, fino al punto in cui dosi eccezionalmente elevate possono risultare inefficaci nei confronti di molte condizioni.
Gli studi dimostrano che la somministrazione di CBD puro a molecola singola produce una curva dose-risposta a forma campana, pertanto quando la quantità di CBD supera una certa soglia, la sua efficacia terapeutica diminuisce drasticamente.
L'effetto curativo del CBD si osserva di solito entro un intervallo di dosaggio limitato, che può così limitare le sue applicazioni in ambito medico.Un secondo studio fondamentale sulle sinergie tra i composti della cannabis riguarda proprio il superamento della risposta a campana del CBD[4] usando estratti a pianta intera di cannabis.
Ulteriori ricerche dimostrano che gli effetti antinfiammatori del CBD puro per patologie come l'artrite reumatoide, la sindrome da intestino irritabile, la sclerosi multipla e il diabete seguono la curva di risposta a campana con una stretta finestra terapeutica. Al contrario, un estratto con CBD, THC, CBC e CBG causava un effetto più diretto e dipendente dalla dose. Inoltre, per ottenere sollievo dal dolore risultava necessaria una minore quantità di estratto rispetto al CBD puro per ottenere lo stesso effetto.
L’INTERO È PIÙ DELLA SOMMA DELLE SUE PARTI
Prove di laboratorio, cliniche e aneddotiche suggeriscono che un estratto vegetale intero ottenuto dalla materia vegetale della cannabis risulta più efficace nel ridurre il dolore, gli spasmi, l'infiammazione e altre condizioni tipicamente affrontate dai cannabinoidi. Un estratto completo aumenta l'assorbimento degli ingredienti attivi ed è in grado di indirizzarsi a una gamma più ampia di condizioni, variando il profilo di cannabinoidi e terpeni in base alle preferenze e ai bisogni specifici di ogni individuo.
La capacità degli estratti delle piante intere di superare il limite della curva a campana, stabilendo una chiara correlazione tra il dosaggio e le risposte antinfiammatorie o antidolorifiche, li rende ideali per l'uso medico, oltre che per ulteriori ricerche allo stadio clinico. Questo non vuol dire che le formulazioni a molecola singola siano inutili: nei luoghi in cui anche minime tracce di THC sono illegali, ad esempio, gli isolati di cannabinoidi puri come il CBD sono l'unica opzione reale per le persone che desiderano sperimentare questo cannabinoide. In ogni caso, poiché sta aumentando il volume di ricerche sull'efficacia delle formulazioni a pianta intera, vedremo sicuramente un continuo progresso nel mondo degli estratti di cannabinoidi.
External Resources:
- Taming THC: potential cannabis synergy and phytocannabinoid-terpenoid entourage effects https://www.ncbi.nlm.nih.gov
- The Anti-Inflammatory Properties of Terpenoids from Cannabis https://www.ncbi.nlm.nih.gov
- Frontiers | Potential Clinical Benefits of CBD-Rich Cannabis Extracts Over Purified CBD in Treatment-Resistant Epilepsy: Observational Data Meta-analysis | Neurology https://www.frontiersin.org
- Overcoming the Bell-Shaped Dose-Response of Cannabidiol by Using Cannabis Extract Enriched in Cannabidiol https://www.scirp.org
Liberatoria:
Questo contenuto è solo per scopi didattici. Le informazioni fornite sono state tratte da fonti esterne.