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By Luke Sumpter


Cannabinoidi. Il nome stesso di questa classe chimica la fa sembrare esclusiva della cannabis. È vero che i ricercatori hanno identificato per la prima volta i cannabinoidi in questa controversa pianta, ma da allora la loro presenza è stata rilevata in un lungo elenco di altre specie di piante e funghi. Alcune di queste specie sono comuni, probabilmente le hai già in cucina, mentre altre sono rare ed esotiche.

I cannabinoidi THC e CBD sono le superstar del mondo della cannabis. Il primo è alla base degli effetti inebrianti ed euforici della cannabis, mentre il secondo offre un effetto lucido e non inebriante. Oltre ai due cannabinoidi principali, la cannabis produce più di 100 cannabinoidi diversi durante il suo ciclo di vita. Oggi, gli scienziati della cannabis hanno abbastanza familiarità con artisti del calibro di CBG, CBC e THCV, ma hanno solo iniziato a conoscere il resto della banda.

Cos’è esattamente un cannabinoide?

Il leggendario scienziato della cannabis dottor Raphael Mechoulam, lo scopritore del THC, ha iniziato a definire i cannabinoidi nel 1979. Li ha classificati, insieme ai loro acidi carbossilici, come un gruppo di composti presenti nella Cannabis sativa.[1]

I cannabinoidi sono definiti come molecole che interagiscono con i recettori del sistema endocannabinoide (SEC).[2] Poiché il SEC regola in una certa misura quasi tutti i nostri sistemi fisiologici, i ricercatori sono interessati allo studio delle molecole che possono influenzare questa vasta rete.

La nuova definizione di cannabinoide ha sicuramente ampliato la ricerca di sostanze chimiche degne di nota, soprattutto perché è stato scoperto che numerosi organismi contengono cannabinoidi o sostanze simili ad essi.

  • Uno sguardo ai cannabimimetici

“Cannabimimetico” è un termine che compare spesso nella letteratura scientifica. Si riferisce a molecole non derivate dalla cannabis che imitano gli effetti dei cannabinoidi classici nei siti recettoriali del sistema endocannabinoide. In accordo con le più recenti definizioni, molti di questi composti soddisfano di fatto la definizione farmacologica di cannabinoide. Tuttavia, alcuni cannabimimetici non interagiscono con i recettori SEC, ma influenzano altri processi del sistema, come l’attività enzimatica.

Un esempio di questo tipo di azione esiste anche per la cannabis. Le molecole come THC, CBD e CBG sono classificate come cannabinoidi a causa della loro struttura molecolare, ma un numero crescente di terpeni derivati dalla cannabis sono ora considerati cannabinoidi da un punto di vista farmacologico, nonostante abbiano una composizione chimica diversa.

Uno studio del 2021 pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha scoperto che i terpeni α-umulene, geraniolo, linalolo e β-pinene si legano al recettore CB1, lo stesso sito dove il THC esercita i suoi effetti psicotropi.[3]

Perché le piante (ed i funghi) producono cannabinoidi?

Gli organismi che producono questi composti lo fanno principalmente per proteggersi. I cannabinoidi rientrano in una categoria chimica nota come metaboliti secondari.

Mentre i metaboliti primari sono direttamente coinvolti nella struttura, nella crescita e nella riproduzione di una pianta, i metaboliti secondari sono una forma botanica di guerra chimica. Queste molecole vengono sfornate per scoraggiare i parassiti, allontanare gli erbivori al pascolo e persino proteggere la pianta dai raggi UV.

Perché, allora, hanno un effetto così specifico sul corpo umano? Bella domanda, davvero. Alcuni credono che sia tutto parte di un unico grande disegno divino, mentre altri sostengono che ci siamo semplicemente evoluti insieme agli altri organismi produttori di cannabinoidi.

Qui di seguito acquisirai familiarità con alcune specie di piante e funghi che producono cannabinoidi o sostanze chimiche che in qualche modo influenzano la funzionalità del sistema endocannabinoide. Non sorprende che gli studi stiano attualmente valutando il potenziale clinico di molte di queste molecole, ed è quindi probabile che queste sostanze saranno menzionate con sempre maggiore frequenza nel campo della medicina e della cannabis nel prossimo futuro.

Echinacea (Echinacea)

Cannabinoidi: Alcammidi

Le nove specie di piante che compongono il genere Echinacea sono originarie del Nord America. I nativi di questa regione usavano queste piante per scopi olistici ed oggi le echinacee sono ampiamente disponibili in preparazioni come tè, tinture e capsule. I ricercatori stanno cercando di comprendere gli effetti dei principali costituenti attivi dell’Echinacea, noti come alcammidi.

Le strutture chimiche di queste sostanze assomigliano molto a quelle degli endocannabinoidi presenti nel corpo umano, vale a dire anandamide e 2-AG. I primi studi hanno scoperto che le alcammidi interagiscono con i due principali recettori SEC, il recettore dei cannabinoidi 1 (CB1) ed il recettore dei cannabinoidi 2 (CB2).[4] Le alcammidi dimostrano anche attività sui recettori attivati da proliferatori perossisomiali (PPAR), siti che costituiscono il “sistema endocannabinoide espanso”.

Acmella oleracea (Spilanthes oleracea)

Cannabinoidi: Spilantolo

Questa strana pianta invia una specie di scossa elettrica attraverso la bocca. Più seriamente, questi fiori perenni commestibili non sono solo belli da vedere: quando vengono masticati, fanno formicolare la lingua. E così sono diventati un novel food.

Diverse culture in Brasile ed Argentina hanno tradizionalmente usato questo fiore per combattere il mal di denti. Sebbene siano necessarie prove più complete per validare scientificamente questo uso, i ricercatori hanno scoperto che l’acmella produce una sostanza chiamata spilantolo, che si lega al recettore CB2.[5]

Sebbene lo spilantolo non si leghi in modo molto efficace al recettore, mostra comunque un certo livello di affinità. Poiché il recettore CB2 svolge un ruolo significativo nella risposta immunitaria, studi futuri potrebbero dimostrare che queste culture tradizionali avevano già scoperto qualcosa.[6]

Elicriso (Helichrysum umbraculigerum)

Cannabinoidi: Analoghi a CBG/CBG

L’Helichrysum umbraculigerum è una pianta perenne a crescita rapida che sviluppa fiori giallo zolfo. Questi fiori a forma di ombrello sono originari dell’Africa meridionale, dagli altopiani dello Zimbabwe a quelli del Capo Orientale.

Non troverai THC in questa specie dai colori vivaci, e nemmeno CBD. Questa pianta produce invece un cugino stretto del CBG. Le prime indagini affermano di aver trovato la stessa identica molecola all’interno della pianta, ma ulteriori ricerche non sono riuscite a confermare questa scoperta. Tuttavia, uno studio condotto nel 2018 ha trovato un analogo fenetilico del CBG, noto come heli-CBG.[7]

La ricerca su questa specie è ancora agli inizi e gli scienziati devono affrontare dure restrizioni e difficoltà ad ottenere campioni. Molto rimane sconosciuto, ma alcuni ricercatori ritengono che l’Elicriso umbraculigerum possieda un meccanismo molecolare capace di produrre cannabinoidi psicoattivi.

Erba epatica (Radula marginata)

Cannabinoidi: PET, analoghi del CBGA

Potrebbe sembrare improbabile che la Radula marginata sia in grado di produrre cannabinoidi. Questa specie con poche pretese originaria della Nuova Zelanda si chiama wairuakohu ed appartiene ad una divisione di piante chiamate briofite. Questi esemplari non possiedono radici o tessuti vascolari, ma ottengono acqua e sostanze nutritive attraverso l’aria.

I guaritori Maori della regione hanno tradizionalmente usato la Radula a beneficio del fegato e del sistema digestivo. Ora, questa umile specie ha attirato l’attenzione per la sua capacità di sfornare cannabinoidi.

Una ricerca pubblicata sulla rivista Frontiers in Plant Science ha sequenziato questa erba rilevando geni coinvolti nella biosintesi dei cannabinoidi, nonché analoghi del CBGA.[8] Ma la pianta non produce solo precursori dei principali cannabinoidi. Ulteriori indagini chimiche hanno scoperto una molecola psicoattiva molto simile al THC, nota come perrottetinene (PET), che ha portato a un boom delle vendite di Radula marginata su internet come “sballo legale”.[9]

Pepe nero (Piper nigrum)

Cannabinoidi: Beta-cariofillene, guineensina

La spolverata di pepe nero su zuppe e piatti saltati in padella aggiunge un tocco in più, ma arricchisce anche il cibo con dei cannabinoidi! Questa spezia contiene una molecola nota come beta-cariofillene, che si qualifica sia come terpene che come cannabinoide. Ed in effetti, questo è uno dei terpeni più abbondanti nella cannabis, in grado di apportare note aromatiche dolci e di spezie a molte varietà diverse.

Poiché la molecola si trova anche in erbe comuni come chiodi di garofano, basilico ed origano, i ricercatori la chiamano anche “cannabinoide alimentare”.[10] Il beta-cariofillene si lega con forza al CB2 ed alcuni studi in corso stanno esplorando il potenziale di questa sostanza chimica nella gestione dell’infiammazione, con l’obiettivo di accelerare la guarigione delle fratture e persino di affrontare ansia e depressione attraverso questo meccanismo.

A parte i cannabinoidi alimentari, il pepe nero contiene anche una molecola che influenza i livelli di endocannabinoidi. Il composto chiamato guineensina inibisce la ricaptazione dell’anandamide e quindi ne aumenta temporaneamente i livelli in circolo.[11] Studi futuri esploreranno il ruolo potenziale di questa sostanza nei casi di carenza clinica di endocannabinoidi ed altre condizioni.

Cioccolato (Theobroma cacao)

Cannabinoidi: Anandamide/inibitori della ricaptazione dell’anandamide

Il cioccolato cresce letteralmente sugli alberi. Esatto, prima di apparire in confezioni scintillanti sugli scaffali dei supermercati, il cioccolato nasce come fave di cacao, i semi essiccati e fermentati dei baccelli del frutto del cacao.

Originario dell’Amazzonia, il cioccolato ha una lunga e ricca storia. I Maya lo usavano nelle cerimonie spirituali e l’imperatore azteco Montezuma II sorseggiava bevande al cacao da un calice d’oro. Oggi il cioccolato viene principalmente usato come stimolante in merende e spuntini, ma perché questo piacevole alimento ci fa stare così bene? Si pensa che il cioccolato contenga l’endocannabinoide anandamide.

Proprio come il THC, l’anandamide si lega al recettore CB1, esercitando un impatto positivo sull’umore. I livelli interni di anandamide aumentano anche durante l’esercizio fisico. Se hai provato l’euforia dello “sballo del corridore”, sai quanto possa farti sentire bene l’anandamide![12]

Tuttavia, alcuni ricercatori non sono convinti dell’idea che sia effettivamente contenuta anandamide nel cioccolato, suggerendo invece che le molecole all’interno di questo prodotto alimentare inibiscano gli enzimi che controllano i livelli naturali di anandamide.

Tartufo nero (Tuber melanosporum)

Cannabinoidi: Anandamide

I tartufi neri sono a tutti gli effetti dei funghi magici, ma non contengono psilocibina. Questi sclerozi terrestri contengono invece la “molecola della beatitudine” anandamide. I ricercatori hanno scoperto che questi pregiati funghi culinari contengano l’attrezzatura genetica necessaria per produrre endocannabinoidi, enzimi e tutto il resto.

Nei tartufi mancano tuttavia dei tradizionali recettori endocannabinoidi presenti in numerose specie animali.[13] Invece di utilizzare queste molecole per attivare i recettori SEC convenzionali, pare che i tartufi si affidino agli endocannabinoidi per produrre la melanina che forma il loro rivestimento esterno nero.

La presenza di anandamide nel tartufo nero solleva la domanda: perché le persone sono disposte a pagare così tanto per questo delizioso alimento? Ad un prezzo di 1.500 €/kg, forse da questi grumi carnosi di micelio si riceve molto di più del semplice gusto.

Rododendro cinese (Rhododendron sinogrande)

Cannabinoidi: Acido antopogociclolico, acido antopogocromenico, meroterpeni, altri.

Questo arbusto sempreverde cresce facilmente ad un’altitudine di 3.000 metri nella Cina sudoccidentale e il Myanmar nordorientale, dove raggiunge un’altezza di 10 metri e fiorisce in grandi mazzi di fiori giallo crema. Sebbene già ampiamente conosciuta come pianta ornamentale nei giardini, si è scoperto che questa specie produce una serie di molecole a cui i ricercatori stanno ora dando la caccia.

Nel 2011, gli scienziati in Giappone hanno scoperto in questa pianta due sostanze simili ai cannabinoidi, note come acido antopogociclolico e acido antopogocromenico. Inoltre, hanno scoperto cinque analoghi dei cannabinoidi, tra cui un tipo CBC, un tipo CBL e un tipo CBT.[14] Ma la complessità fitochimica non finisce qui. Un altro studio su questa specie compiuto nel corso del 2020 ha svelato altri 20 meroterpeni che i ricercatori stanno attualmente studiando per le loro proprietà antinfiammatorie.[15]

Si spera che in futuro gli studi siano in grado di spiegare in che modo questi composti influiscano sul SEC e se esista una sinergia tra di loro.

Kava (Piper methysticum)

Cannabinoidi: Kavalattoni (yangonina)

Le culture umane sono diverse, ma tra loro corre un filo conduttore: l’uso di sostanze per alterare la coscienza. Gli abitanti nativi delle isole sparse in tutto l’Oceano Pacifico, tra cui Tonga, Fiji e Vanuatu, usano la kava per questo scopo.

Oggi molte persone portano ancora al collo barrette di kava per preparare ciotole di derivati da questa pianta. Le radici contengono un gruppo di componenti attivi noti come kavalattoni, che causano sensazioni sia di euforia, sia di rilassamento e che lubrificano gli ingranaggi sociali. Gli studi stanno attualmente esplorando gli effetti di queste molecole su malattie mentali come l’ansia.[16] Questi effetti non sono diversi da quelli della cannabis e il kavalattone yangonina si lega al recettore CB1, lo stesso sito che il THC attiva per produrre lo sballo.[17]

Carote

Cannabinoidi: Falcarinolo

L’umile carota. Hai mangiato centinaia di questi ortaggi sotterranei nella tua vita: in umido, al vapore, arrostiti e freschi. Anche se probabilmente sei consapevole dei benefici del loro contenuto di carotene, è probabile che non ti fossi reso conto che stavi masticando cannabinoidi ad ogni boccone.

Proprio così! Le carote contengono un cannabinoide chiamato falcarinolo, che si lega al recettore CB1.[17] A differenza degli agonisti come il THC, il falcarinolo agisce in questo sito come un antagonista, impedendo temporaneamente ad altri ligandi di legarsi al recettore. I ricercatori stanno attualmente esplorando il ruolo degli antagonisti del CB1 in condizioni come l’obesità. Questo cannabinoide derivato dalla carota rappresenta una promessa in questo settore, ma le sue caratteristiche pro-allergeniche sono un grande ostacolo.

Brassica

Cannabinoidi: DIM

Il genere Brassica comprende broccoli, cavolfiori, rape, cavoli rapa, cavoli e molte altre piante. È interessante notare che queste deliziose verdure derivano tutte dalla stessa pianta: dobbiamo ringraziare la selezione genetica per questa diversità.

L’aggiunta di una porzione di verdure del genere Brassica al piatto porta i benefici di vitamine, minerali e potenti antiossidanti. Ma questa famiglia di ortaggi contiene anche un cannabinoide diffuso in tutto il genere. L’indolo dietetico DIM funziona come parziale agonista del recettore CB2. Gli studi oggi in corso stanno verificando il potenziale antitumorale, antivirale, antibatterico ed immunomodulatore di questa molecola.[18]

Santolina delle spiagge (Otanthus maritimus)

Cannabinoidi: Alchilammidi

Questa erba aromatica perenne appartiene alla famiglia delle margherite e predilige i climi caldi e secchi del Mediterraneo, dove affonda le sue radici nella sabbia. Svolge un importante ruolo ecologico stabilizzando le dune nel tempo.

Le culture tradizionali della regione usavano la santolina delle spiagge come erba olistica per lenire il corpo e rafforzare il sistema immunitario. Incuriosita dal suo uso storico, la ricerca moderna ha scoperto terpeni, flavonoidi e cannabinoidi durante le indagini fitochimiche sulla pianta. Gli estratti di questa pianta contengono diversi composti di particolare interesse, in particolare alchilammidi, che si legano ai recettori CB1 e CB2.[19] Sono però necessari ulteriori studi per comprendere la rilevanza di questi risultati per l’uomo.

Maca (Lepidium meyenii)

Cannabinoidi: Macamidi

Se hai mai varcato le porte di un negozio di alimenti naturali, ti sarai imbattuto nella parola “maca”. Conosciuta anche come ginseng peruviano, questo tubero andino ha conquistato notorietà negli ultimi anni come superfood. La sua ricchezza di vitamine, minerali e polifenoli le fa sicuramente meritare il titolo.

L’aggiunta di maca alla dieta non fornisce solo al corpo una grande quantità di importanti nutrienti. Questa pianta contiene anche alchilammidi, che sono in grado di modulare il sistema endocannabinoide. La Maca non contiene molecole che si legano direttamente ai recettori SEC, ma i suoi acidi grassi a catena lunga, chiamati macamidi, sono in grado di inibire gli enzimi che degradano l’anandamide, consentendo al nostro corpo di “sballarsi” usando solo questa sua propria sostanza.[20]

Famiglia delle Celastraceae (Celastraceae)

Cannabinoidi: Pristimerina

La famiglia di piante delle Celastraceae, o Celastraceae, contiene oltre 1.300 specie di erbe, rampicanti ed alberi che si trovano principalmente nei climi tropicali. Molti membri di questa famiglia producono un metabolita secondario che interagisce con il SEC.

Il terpene pristimerina interferisce con l’attività di un enzima chiamato monoacilglicerolo lipasi, ricordato più facilmente come MAGL.[21] Questa proteina contribuisce alla ricaptazione dell’endocannabinoide 2-AG, un ligando incaricato di regolare numerose funzioni fisiologiche, tra cui l’appetito, la funzione immunitaria e la sopportazione del dolore. Proprio come gli inibitori FAAH mostrano un potenziale nei casi di carenza di endocannabinoidi, la pristimerina offre un potenziale mezzo per potenziare l’endocannabinoide 2-AG, la controparte biologica dell’anandamide.

Curcuma (Curcuma longa)

Cannabinoidi: Curcumina

Questa spezia colorata fa parte della famiglia dello zenzero ed è usata e venerata in diverse culture. Ha infatti un posto speciale sia nell’Ayurveda che nelle pratiche olistiche tradizionali cinesi. Studi recenti hanno esaminato il potenziale antinfiammatorio di questo vibrante rizoma, ed alcuni studi stanno persino indagando l’uso di cannabis e curcuma come trattamento su due fronti per le malattie dell’apparato digerente.[22]

Molti dei benefici della curcuma derivano dal suo costituente curcumina, un polifenolo che interagisce con il sistema endocannabinoide. Questa molecola si lega ai recettori CB1 e CB2 ed aumenta i livelli di endocannabinoidi nel cervello. Gli studi mostrano inoltre che la curcumina sovraregola l’espressione di CB2 e sottoregola il CB1, un meccanismo attualmente in fase di esplorazione per la sua possibile utilità nel trattamento della fibrosi epatica.[23]

Luppolo (Humulus lupulus)

Cannabinoidi: Beta-cariofillene, mircene, umulene, altri terpeni

Il luppolo e la cannabis hanno alcune sorprendenti somiglianze. Anzitutto, entrambe le piante appartengono alla famiglia delle Cannabaceae, che raggruppa 170 specie. Inoltre, entrambe possiedono tricomi ghiandolari che producono alti livelli di terpeni aromatici. I produttori artigianali di birra sfruttano la piccantezza del luppolo per infondere le loro creazioni con queste molecole volatili. Il luppolo non contiene i cannabinoidi tradizionali, ma produce l’agonista del CB2 beta-cariofillene, insieme ad altri terpeni presenti anche nella cannabis, come il mircene e l’umulene.

Pianta del tè (Camellia sinensis)

Cannabinoidi: Catechine

Tutti amano una tazza di tè che scalda lo spirito. Spesso prepariamo una tazza quando abbiamo voglia di una piccola dose di caffeina e della dolcezza di un cucchiaino o due di zucchero. Ma sorseggiare il tè fornisce al corpo anche antiossidanti e molecole che rafforzano le ossa e supportano la salute del cuore.

Le catechine sono uno dei costituenti superstar della pianta del tè. Oltre a vantare un potenziale immunostimolante e neuroprotettivo, queste molecole si legano ai recettori SEC, in particolare a quelli situati nel sistema nervoso centrale.[24]

Ruta (Ruta graveolens)

Cannabinoidi: Rutamarina

La Ruta graveolens è una specie di pianta ornamentale originaria della penisola balcanica. La pianta ha una lunga storia di uso in cucina ed i medici medievali usavano questa erba per affinare la vista e dissipare la flatulenza.

Nella loro caccia ai fitocannabinoidi, i ricercatori hanno scoperto la presenza di rutamarina in questa specie. Gli esperimenti mostrano che questo derivato della cumarina si lega al recettore CB2, suggerendo un potenziale ruolo nel futuro delle terapie con cannabinoidi.[25]

Magnolia officinalis

Cannabinoidi: Magnololo, honokiolo, trans-isomagnololo

Questo grande albero deciduo, attualmente in via di estinzione, proviene dalle montagne e dalle valli della Cina. I praticanti cinesi tradizionali usano la corteccia di questa specie per alleviare il catarro e favorire il sonno. Analizzandone gli estratti, i ricercatori hanno oggi scoperto che quest’albero contiene diversi cannabinoidi.[26]

La molecola del magnololo è configurata come un parziale agonista del CB2, attivando solo leggermente il sito recettore. Al contrario, il componente honokiolo attiva completamente il recettore CB1. Un’altra sostanza chimica presente in quest’albero, nota come trans-isomagnololo, attiva un sito chiamato GPR55, che oggi è candidato al titolo di recettore CB3.

Protium heptaphyllum B.

Cannabinoidi: β-Amirina

Membro della famiglia delle Burseraceae, questo albero produce una resina aromatica carica di molecole farmacologicamente attive. Tradizionalmente utilizzato per lenire il corpo, l’analisi moderna ha rilevato il triterpene amirina all’interno di questa sostanza resinosa. Questo composto chimico si trova in numerose piante e funghi, ed è in grado di interagire con il sistema endocannabinoide. Il suo metabolita agisce come antagonista del recettore CB1 ed inibisce anche gli enzimi MAGL. Questo porta ad ipotizzare che possa anche aumentare temporaneamente i livelli di 2-AG.[19]

Peperoncini

Cannabinoidi: Capsaicina

Ti piace il cibo piccante? Ogni volta che ti godi un pasto a base di peperoncino, puoi ringraziare la molecola della capsaicina per la sua piccantezza. Per produrre questo effetto, la capsaicina si lega ad un recettore denominato come membro 1 della sottofamiglia V del canale cationico potenziale del recettore transitorio (TRPV1).

Ma questo recettore fa di più che rilevare la piccantezza. È infatti coinvolto nella segnalazione del dolore e nella funzione delle cellule immunitarie. Anche i cannabinoidi come il CBD e l’endocannabinoide anandamide si legano a questo sito, portando alcuni ricercatori ad etichettare il TRPV1 come il terzo recettore dei cannabinoidi, una designazione che farebbe rientrare anche la capsaicina nella definizione di cannabinoide.[27]

Cordyceps annulata

Cannabinoidi: Anulatine

Come già dimostrato dal tartufo nero, i cannabinoidi non sono confinati al regno vegetale. I funghi sono un regno a sé stante: sono infatti geneticamente più vicini agli animali che alle piante. Il genere Cordyceps non è solo insolito nel mondo dei funghi, ma è anche un’esibizione di Madre Natura in una delle sue forme più strane.

Le spore di questo genere infettano alcuni tipi di insetti, si impossessano dei loro corpi con una rete di micelio e generano corpi fruttiferi che esplodono per disperdere le loro spore. I funghi Cordyceps hanno una lunga storia di utilizzo e sono apprezzati nelle pratiche olistiche cinesi. Un membro di questo genere, il Cordyceps annulata, produce diidrobenzofurani noti come annulatine, che si legano ai recettori CB1 e CB2.[28]

Fungo coda di tacchino (Trametes versicolor)

Cannabinoidi: PSP

Questo fungo comune fa marcire il legno in decomposizione di oltre 70 specie di alberi e cresce in una formazione simile ad una mensola. I suoi caratteristici cerchi concentrici e la superficie porosa liscia e bianca lo rendono facile da individuare. Sebbene a prima vista possano sembrare insignificanti, questi potenti funghi contengono polisaccaridi (carboidrati complessi) attualmente utilizzati in Giappone come terapia coadiuvante contro il cancro. Uno di questi polisaccaridi va sotto il nome di polisaccaropeptide (PSP) e si lega ai recettori CB2. I ricercatori stanno cercando di capire se questo meccanismo potrebbe aiutare ad alleviare il dolore e l’infiammazione.[29]

Chaga (Inonotus obliquus)

Cannabinoidi: Acido betunico

I funghi Chaga sono una forma di vita ricca di mistero. I raccoglitori sono felici quando incontrano questa specie rara e molti seguono la tradizione del popolo Khanty della Siberia trasformando il fungo in un tè.

Conosciuto come il “re dei funghi medicinali”, tecnicamente non è un fungo ma forma una massa densa e nera, chiamata sclerozio, sul lato degli alberi ospiti. Il Chaga contiene una serie di composti interessanti, tra cui l’acido betunico, un triterpene che interagisce con i recettori CB1 e CB2.[30] I ricercatori stanno esplorando il potenziale antinfiammatorio, antiossidante ed immunomodulatore di questa sostanza chimica.

I Cannabinoidi sono ovunque

I cannabinoidi non sono affatto esclusivi della pianta di cannabis. Sebbene sia stata la ricerca scientifica sull’erba a portare alla scoperta di queste molecole, i risultati degli studi hanno semplicemente aperto la strada ad una conversazione molto più ampia ed approfondita.

I cannabinoidi stanno alla base dei particolari effetti di molte specie di piante e funghi. I ricercatori hanno oggi solo iniziato a comprendere questo tesoro biologico ed è probabile che molti altri organismi si uniranno al pantheon delle forme di vita che contengono cannabinoidi.

External Resources:
  1. Cannabinoids: Definitional ambiguities and a proposal https://doi.org
  2. A closer look at cannabimimetic terpenes, polyphenols, and flavonoids: a promising road forward https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  3. Cannabis sativa terpenes are cannabimimetic and selectively enhance cannabinoid activity https://www.nature.com
  4. Beyond Cannabis: Plants and the Endocannabinoid System https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  5. Exploration of natural alkylamides and synthetic analogs as source for new ligands for the cannabinoid type-2 receptor https://www.researchgate.net
  6. The Cannabinoid CB2 Receptor as a Target for Inflammation-Dependent Neurodegeneration https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  7. Amorfrutin-type phytocannabinoids from Helichrysum umbraculigerum https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  8. Identification of Putative Precursor Genes for the Biosynthesis of Cannabinoid-Like Compound in Radula marginata https://www.frontiersin.org
  9. Uncovering the psychoactivity of a cannabinoid from liverworts associated with a legal high https://www.science.org
  10. Beta-caryophyllene is a dietary cannabinoid https://www.pnas.org
  11. An Endocannabinoid Uptake Inhibitor from Black Pepper Exerts Pronounced Anti-Inflammatory Effects in Mice https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  12. A runner’s high depends on cannabinoid receptors in mice https://www.pnas.org
  13. Truffles contain endocannabinoid metabolic enzymes and anandamide https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  14. New cannabinoid-like chromane and chromene derivatives from Rhododendron anthopogonoides https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  15. Meroterpenoids with diverse structures and anti-inflammatory activities from Rhododendron anthopogonoides https://www.sciencedirect.com
  16. Kava extract versus placebo for treating anxiety https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  17. Kavalactones and the endocannabinoid system: the plant-derived yangonin is a novel CB₁ receptor ligand https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  18. Lipid G protein-coupled receptor ligand identification using beta-arrestin PathHunter assay https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  19. An overview on plants cannabinoids endorsed with cardiovascular effects https://www.sciencedirect.com
  20. Macamides and their synthetic analogs: Evaluation of in vitro FAAH inhibition https://www.researchgate.net
  21. Discovery of Potent and Reversible Monoacylglycerol Lipase Inhibitors https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  22. Cannabis and Turmeric as Complementary Treatments for IBD and Other Digestive Diseases https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  23. Small Molecules from Nature Targeting G-Protein Coupled Cannabinoid Receptors: Potential Leads for Drug Discovery and Development https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  24. Tea catechins' affinity for human cannabinoid receptors https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  25. Phytocannabinoids beyond the Cannabis plant – do they exist? https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  26. Magnolia Extract, Magnolol, and Metabolites: Activation of Cannabinoid CB2 Receptors and Blockade of the Related GPR55 https://www.ncbi.nlm.nih.gov
  27. Endocannabinoid System Components: Overview and Tissue Distribution https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  28. Dihydrobenzofurans as cannabinoid receptor ligands from Cordyceps annullata, an entomopathogenic fungus cultivated in the presence of an HDAC inhibitor https://www.researchgate.net
  29. Polysaccharopeptide from Trametes versicolor blocks inflammatory osteoarthritis pain-morphine tolerance effects via activating cannabinoid type 2 receptor https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
  30. Betulinic Acid Targets YY1 and ErbB2 through Cannabinoid Receptor-Dependent Disruption of MicroRNA-27a:ZBTB10 in Breast Cancer https://www.ncbi.nlm.nih.gov
Liberatoria:
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