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Oppiacei ed antidolorifici: La cannabis può essere l'alternativa?
I disturbi che causano dolore cronico sono gravemente debilitanti, così come le dipendenze da oppiacei. Dando con una mano e togliendo con l’altra, gli oppiacei sono sia una benedizione che una maledizione. Ma quali alternative ci sono? Vediamo il ruolo della cannabis nella gestione del dolore e i suoi effetti su chi fa già uso di oppiacei.
Indice:
La “crisi degli oppiacei” rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica, in particolare negli Stati Uniti, dove i suoi effetti si stanno facendo sentire già da qualche anno. Di conseguenza, sempre più persone stanno cercando terapie alternative per trattare il dolore, senza correre il rischio di sviluppare dipendenze e di incorrere in overdose letali.
Esattamente come l’oppio, la cannabis è una delle droghe più antiche della storia dell’umanità che ci accompagna da ormai diversi millenni. Potrebbe essere la risposta a questa crisi? In questo articolo cercheremo di determinare le potenziali proprietà analgesiche della cannabis, a che punto è arrivata la ricerca e ci porremo una domanda: la cannabis può essere un’alternativa agli oppiacei?
Cosa sono gli oppiacei?
Gli oppiacei sono una classe di farmaci che agiscono sui recettori degli oppioidi del corpo distribuiti nel sistema nervoso centrale e periferico e nel tratto gastrointestinale. La loro storia è lunga e variegata. L’uomo ne ha fatto uso per almeno 7.000–8.000 anni con il fine di trovare piacere, sollievo dal dolore ed esperienze visionarie, ma rischiando di sviluppare dipendenze e di andare incontro alla morte.
Estratti dal Papaver somniferum (il papavero da oppio), gli oppiacei sono un derivato dell’oppio, il lattice narcotico contenuto nei baccelli immaturi della pianta del papavero. Nel corso della storia, hanno assunto molte forme, dall’oppio da fumare al laudano, dall’eroina alla morfina, dal fentanile all’ossicodone.
Gli oppiacei sono in grado di bloccare contemporaneamente tutti i dolori del corpo provocando sensazioni di euforia. Questo li rende altamente efficaci come medicinali per alleviare il dolore e, allo stesso tempo, estremamente pericolosi con un alto rischio di abuso. La tolleranza agli oppiacei si sviluppa molto rapidamente, così come la dipendenza. Ciò significa che gli oppioidi prescritti da un medico per alleviare il dolore possono in poche settimane diventare una droga di cui i pazienti non potranno più fare a meno per alleviare la loro astinenza.
Molto diffusi per la loro capacità di creare dipendenza e di produrre euforia, gli oppiacei sono stati usati per sopprimere le popolazioni[1] soggiogate dalle potenze coloniali, finanziare il terrorismo[2] e riempire le casse delle case farmaceutiche[3], il tutto a spese delle persone che ne fanno uso.
Cos’è la crisi degli oppiacei?
Ai giorni nostri, gli oppiacei stanno provocando gravi danni, soprattutto negli Stati Uniti. Il problema ha raggiunto dimensioni tali da essere soprannominato “la crisi degli oppiacei” e non è affatto un’esagerazione. Nel 2017, il peggior anno mai registrato dall'inizio della crisi degli oppiacei, i decessi per overdose sono stati stimati intorno a 70.237. Di questi decessi, 47.600 sono stati direttamente attribuiti agli oppiacei, ovvero il 68%. Se osserviamo queste cifre in una prospettiva diversa, nello stesso anno il numero di decessi attribuiti a conflitti armati e terrorismo negli Stati Uniti fu di appena 9 vittime[4].
Forse, il dato più significativo è il numero di statunitensi costretti a seguire un trattamento farmacologico per affrontare la dipendenza da oppiacei: 1,27 milioni[5].
L’aspetto più sconcertante è che la crisi degli oppiacei è nata per colpa di una prescrizione troppo zelante di questi farmaci per trattare tutti i disturbi legati al dolore. Negli anni sono stati sviluppati farmaci sempre più potenti, fomentandone l'uso e la diffusione tra persone con poca o nessuna capacità di controllo. Questa situazione è sfuggita rapidamente di mano, trasformandosi in un mondo indistinguibile di terapie, consumo di droghe ricreative e dipendenza, dove ad ogni causa ne segue un'altra.
Ma se è da così tanto tempo che conosciamo la natura distruttiva degli oppiacei, perché continuano ad essere somministrati liberamente e in quantità così elevate?
Come è nata la crisi degli oppiacei?
La crisi degli oppiacei negli Stati Uniti è caratterizzata da 3 fasi distinte[6].
Fase 1 (dal 1991 al 2010) |
In questi anni, le case farmaceutiche iniziarono a fomentare l’uso di oppiacei affinché venissero prescritti ai pazienti per tutti i tipi di sintomi correlati al dolore. Per sostenere questa spinta, molti iniziarono a diffondere ricerche secondo cui gli oppiacei comportavano pochi rischi di dipendenza o overdose. Ancora oggi si discute su quanto di tutto ciò fosse dovuto ad una scarsa ricerca o ad una manovra premeditata di disinformazione. Data la lunga e famosa storia di dipendenze da oppiacei, possiamo solo ipotizzarlo. |
Fase 2 (dal 2010 al 2013) | In questi anni, l’eroina (l’oppiaceo più economico e diffuso nel mondo) ha guadagnato molta popolarità. I decessi hanno iniziato ad aumentare, con il tasso di mortalità raddoppiato tra il 2010 e il 2012. Come mai? All’epoca, l’86% dei consumatori di eroina dichiarava di aver iniziato con i farmaci oppioidi da prescrizione e di essere poi passato all’eroina solo in un secondo momento. |
Fase 3 (dal 2013 ad oggi) | Gli oppiacei sintetici, in particolare il fentanile, sono diventati sempre più popolari ed hanno spinto il tasso di mortalità a livelli senza precedenti. Nel 2010, il 14% delle overdose da oppiacei era dovuto al fentanile. Nel 2017 era già passato al 60%. |
Fase 1 (dal 1991 al 2010) |
In questi anni, le case farmaceutiche iniziarono a fomentare l’uso di oppiacei affinché venissero prescritti ai pazienti per tutti i tipi di sintomi correlati al dolore. Per sostenere questa spinta, molti iniziarono a diffondere ricerche secondo cui gli oppiacei comportavano pochi rischi di dipendenza o overdose. Ancora oggi si discute su quanto di tutto ciò fosse dovuto ad una scarsa ricerca o ad una manovra premeditata di disinformazione. Data la lunga e famosa storia di dipendenze da oppiacei, possiamo solo ipotizzarlo. |
Fase 2 (dal 2010 al 2013) |
In questi anni, l’eroina (l’oppiaceo più economico e diffuso nel mondo) ha guadagnato molta popolarità. I decessi hanno iniziato ad aumentare, con il tasso di mortalità raddoppiato tra il 2010 e il 2012. Come mai? All’epoca, l’86% dei consumatori di eroina dichiarava di aver iniziato con i farmaci oppioidi da prescrizione e di essere poi passato all’eroina solo in un secondo momento. |
Fase 3 (dal 2013 ad oggi) |
Gli oppiacei sintetici, in particolare il fentanile, sono diventati sempre più popolari ed hanno spinto il tasso di mortalità a livelli senza precedenti. Nel 2010, il 14% delle overdose da oppiacei era dovuto al fentanile. Nel 2017 era già passato al 60%. |
Tuttavia, dare tutta la colpa alle case farmaceutiche sarebbe semplificare fin troppo la questione. L’Istituto di Medicina della National Academy of Sciences degli Stati Uniti ha identificato l’incremento di oppiacei[7] in concomitanza con un aumento del dolore e della percezione del dolore tra i cittadini statunitensi. I motivi individuati sono stati i seguenti:
- Maggiori aspettative per ridurre il dolore
- Disturbi muscoloscheletrici dovuti all’invecchiamento della popolazione
- Obesità
- Maggior tasso di sopravvivenza dopo lesioni e cancro
- Aumento della frequenza e della complessità degli interventi chirurgici
Si pensa che questi fattori si siano fusi nella crisi che stiamo vivendo.
La cannabis potrebbe essere usata al posto degli oppiacei?
Ma allora quali alternative abbiamo? Elencando tutti gli aspetti negativi degli oppiacei, stiamo tralasciando il fatto che il trattamento del dolore è una parte essenziale della medicina moderna. Eliminare una medicina potente ed antidolorifica significherebbe condannare molte persone ad un importante decadimento in termini di qualità di vita.
La cannabis e i suoi cannabinoidi sono oggetto di molte indagini per determinare le loro potenziali proprietà antidolorifiche e la loro efficacia. La ricerca è ancora relativamente giovane e ci impedisce di trarre conclusioni concrete. Tuttavia, i risultati sembrano molto incoraggianti.
La ricerca che studia gli effetti della cannabis sul dolore
Quello che sappiamo è che la cannabis ha un enorme vantaggio rispetto agli oppiacei: non è tossica, non crea dipendenza (fisica) e, come tale, ha un profilo di sicurezza nettamente superiore[8]. È sufficiente confrontare i numeri delle overdose letali nel 2017:
47.600 decessi causati dagli oppiacei | 0 decessi causati dalla cannabis |
Una differenza considerevole.
Ma la cannabis offre un’alternativa legittima?
Una ricerca pubblicata nel 2017[9] ha evidenziato alcune prove aneddotiche raccolte da persone che usavano la cannabis per trattare il dolore. Allo studio parteciparono 2.897 persone. Dai risultati è emerso che quel gruppo di consumatori vedeva la cannabis come una sostanza molto forte ed efficace (quasi paragonabile agli oppiacei, ma senza creare dipendenza o effetti collaterali). Senza parlare della mancanza di sintomi di astinenza. Inoltre, molti di coloro che facevano uso di cannabis hanno affermato di essere riusciti a ridurre la loro dipendenza dagli oppiacei.
Un altro studio del 2017[10] ha messo in evidenza la relazione tra cannabis e dolore e le possibili differenze tra la marijuana inalata ed ingerita. La relazione tra la cannabis inalata e la gestione del dolore non legata al cancro è apparsa forte. Invece, la cannabis ingerita aveva una relazione più forte con la gestione del dolore correlato al cancro, risultando più debole in altri disturbi. I ricercatori hanno concluso che per determinare con maggiore precisione gli effetti della cannabis sul dolore bisogna approfondire queste conoscenze.
Un'ulteriore ricerca del 2017[11] è arrivata alle stesse conclusioni. Hanno riconosciuto che gli studi clinici esistenti indicano che la cannabis ha effettivamente una solida relazione con la gestione del dolore, ma che i meccanismi esatti devono ancora essere identificati e compresi. Inoltre, sebbene la cannabis sembri avere in genere un buon profilo di sicurezza, sono necessarie ulteriori indagini. Infine, hanno anche notato che la cannabis riveste un ruolo importante nel ridurre la dipendenza dal sollievo dal dolore correlato agli oppiacei.
Quali conclusioni possiamo trarre da tutto questo? Secondo le prove in nostro possesso, sia aneddotiche che cliniche, la cannabis sembra avere una relazione quantificabile con la gestione del dolore. Tuttavia, rimangono alcuni problemi dal punto di vista terapeutico. Ad esempio, quali sono i suoi meccanismi d’azione sul dolore? Qual è il modo migliore per somministrare la cannabis e con quale dosaggio? E gli effetti collaterali potenzialmente negativi del THC? Fino a quando non risponderemo a queste domande, sarà difficile suggerire come usare la cannabis nel modo più efficiente possibile per dare il giusto sollievo ad un paziente.
CBD e sollievo dal dolore
Buona parte della ricerca si è concentrata sulla cannabis nel suo insieme. Tuttavia, un numero crescente di studi sta isolando il cannabidiolo (CBD). Il grande interesse per il CBD deriva dal fatto che non ha proprietà psicoattive, produce pochi effetti collaterali e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, **non rappresenta una minaccia significativa per la salute, né mostra alcun potenziale di abuso[12].
Una ricerca del 2020 ha studiato la relazione del CBD con la gestione del dolore[13] ed ha tentato di spianare la strada per ulteriori studi. Dai risultati ottenuti, hanno concluso che il CBD ha degli effetti correlati al dolore, ma che la ricerca è ancora ostacolata dalla natura non regolamentata del mercato e dall’assenza di isolati di CBD di grado medico. I ricercatori suggeriscono che, sebbene sia promettente, senza una maggiore comprensione dei meccanismi d’azione ed un mercato più regolamentato, l’uso di prodotti adulterati e le cattive pratiche comporteranno sempre dei rischi.
Fortunatamente, il CBD ha subito un forte incremento negli ultimi anni ed è legale in molte parti del mondo. Pertanto, dovrebbe diventare sempre più semplice per i ricercatori approfondire questo campo man mano che il mercato crescerà.
La cannabis e gli oppiacei possono essere usati insieme?
Ma cosa succede se somministriamo allo stesso tempo cannabis ed oppiacei?
Un'indagine del 2020 ha esaminato altri nove studi riguardanti 7.222 partecipanti che facevano uso sia di oppiacei che di cannabis[14]. Tra coloro che usavano anche la cannabis, si è riscontrato un calo del 64–75% nell’uso di oppiacei. Tuttavia, gli autori dell'indagine sostengono anche che da questi risultati sia impossibile trarre deduzioni causali. Sarà invece necessario usare questo dato come trampolino di lancio per ricerche più specifiche sull’uso combinato di cannabis ed oppiacei.
È interessante notare che la cannabis non viene studiata solo per la gestione del dolore, ma un crescente numero di ricerche sta cercando di determinare la relazione tra cannabis e dipendenza. In particolare, la possibilità di superarla grazie all’uso della cannabis. Gli oppiacei sono una delle sostanze più studiate tra quelle che creano dipendenza, ma siamo ancora in attesa dei risultati. La cannabis potrà assistere chi ha bisogno di eliminare gli oppiacei, pur continuando ad aiutare nella gestione del dolore?
Cannabis, oppiacei e dolore: Cosa riserva il futuro?
Gli oppiacei continuano a rappresentare una significativa minaccia per la salute pubblica, sebbene offrano sollievo dal dolore. Ciò che sembra ormai chiaro è che, nella maggior parte dei casi, bisogna trovare delle alternative. Sebbene alcuni casi cronici di dolore possano giustificare l’uso di farmaci a base di oppiacei, nonostante il rischio di dipendenza, molti altri no. Lungi dall’offrire sollievo, queste sostanze causano quasi sempre forti e prolungate dipendenze, difficili da superare e talvolta letali.
Ma la cannabis potrebbe avere un ruolo nella storia della gestione del dolore?
Al momento, non è ancora chiaro quale ruolo giocherà la cannabis in relazione al dolore e agli oppiacei. Il crescente numero di prove conferma che è necessaria una ricerca rigorosa per scoprire l'efficacia della cannabis per chi soffre. Inoltre, una maggiore ricerca sui singoli cannabinoidi come il CBD aiuterà a svelare alcuni dei misteri più profondi della pianta e, si spera, anche del dolore.
Fortunatamente, le leggi restrittive sulla cannabis stanno scomparendo in molte parti del mondo e questo sta rendendo sempre più facile per i ricercatori indagare sui potenziali effetti della cannabis, senza dover richiedere licenze rigorose e vincolanti.
Con il passare del tempo (e si spera non troppo), verremo ufficialmente a sapere cosa può fare la cannabis per coloro che soffrono di dolore.
External Resources:
- Opium wars : the addiction of one empire and the corruption of another : Hanes, William Travis, 1954- : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive https://archive.org
- Afghanistan: what the conflict means for the global heroin trade https://theconversation.com
- Lawsuits Lay Bare Sackler Family’s Role in Opioid Crisis https://www.nytimes.com
- Deaths from conflict and terrorism - Our World in Data https://ourworldindata.org
- Opioid Crisis Statistics | HHS.gov https://www.hhs.gov
- Opioid Crisis: No Easy Fix to Its Social and Economic Determinants https://www.ncbi.nlm.nih.gov
- Relieving pain in america: a blueprint for transforming prevention, care, education, and research https://www.tandfonline.com
- DEFINE_ME https://www.jpain.org
- Cannabis as a Substitute for Opioid-Based Pain Medication: Patient Self-Report https://www.liebertpub.com
- Cannabis and Cannabinoids for Chronic Pain - PubMed https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
- Cannabis and Pain: A Clinical Review - PubMed https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
- Cannabidiol (CBD) https://www.who.int
- A Balanced Approach for Cannabidiol Use in Chronic Pain https://www.ncbi.nlm.nih.gov
- Medical cannabis for the reduction of opioid dosage in the treatment of non-cancer chronic pain: a systematic review - PubMed https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
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